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Sardegna Canyoning - Rio Flumineddu (Express)

Ormai ci ho preso gusto e, dopo quattro lunghi mesi di stop forzato, per l'ultimo di aprile mi sono concessa una sessione di canyoning devastante, divertente e spettacolare. Aggiungo una nuova forra alla mia personale lista, si tratta del canyon del Rio Flumineddu (versione Express). Poco importa se lo abbiamo trovato asciutto, senza cascate e con piscine dall'acqua stagnante, la scenografica bellezza degli ambienti attraversati ha compensato tutto!

Il Rio Flumineddu, uno dei principali affluenti del Cedrino, nasce nella foresta di Montes, nel territorio di Orgosolo e, millennio dopo millennio, ha scavato il bianco calcare lungo la profonda ferita che separa il Supramonte di Orgosolo da quello di Urzulei, regalando alla Sardegna uno dei canyon più spettacolari e celebri d'Europa: Su Gorropu.

L'avvicinamento al canyon

Con la mitica squadra di Sardegna Canyoning in una domenica di sole, lasciamo le macchine (dopo 18 km di sterrato da Genna Cruxi) al cospetto dei cuiles di Sedd'Ar Baccas, una vasta area nella quale è possibile trovare vecchi immensi alberi, e ci dirigiamo verso l'attacco del canyon del Rio Flumineddu, di cui andremo a scoprire la parte più centrale attraverso l'itinerario meglio conosciuto come Flumineddu Express (qui la scheda tecnica). Il sentiero, immaginiamo a causa della tanta neve caduta, è difficile da trovare ma non ci scoraggiamo e ci affidiamo al più che sviluppato senso dell'orientamento che non sbaglia.

La discesa al canyon, nella parete scoscesa che sta a destra, è una scarpinata impervia non adatta a chi soffre di vertigini visto che si continua a testa bassa e, inevitabilmente, si guarda giù e poi su, poi di nuovo giù e poi ancora su, perchè è impossibile togliere gli occhi di dosso alle pareti che sembra finiscano nel vuoto, primo segnale che lì la natura ha dato il meglio di sè.

                  Vista sul canyon durante l'avvicinamentoVista sul canyon dall'alto

L'entrata in canyon avviene tramite un'antica via utilizzata dai pastori, S'Iscala 'e Pannela, ripido sentiero all'ombra di grossi alberi che termina nel vuoto e dove ci aspetta la prima calata asciutta da 8 metri. E qui i primi aspri borbottii perchè, ad ogni passo del compagno dietro, pietre, terra e foglie secche rotolavano sul compagno davanti, ma con mosse da camaleonte montano arriviamo tutti intatti nella forra dal bianco accecante.

Lo sviluppo del canyon

A prescindere dal fatto che la prima calata l'ho fatta ululando causa imbrago nuovo ancora rigido, mentre lasciavo il fitto bosco per discendere in uno scarno ambiente roccioso, mi è sembrato di entrare nel territorio dei ciclopi, letteralmente. Maestose pareti rocciose che quasi si sfiorano e la cui fine si confonde con il cielo hanno accompagnato le successive due calate (rispettivamente di 14 e 5 metri) assieme a mastodontici massi perfettamente tondeggianti e asciutti da parecchio. Sembrava tutto poggiato lì apposta, tutto si incastrava alla perfezione, come se il miglior ciclope arredatore d'interni fosse passato di lì.

Rio Flumineddu - prima calata (C14)
Rio Flumineddu - prima calata (C14)

Ridendo, scherzando e disarrampicando arriva finalmente il momento di indossare la muta. Finalmente per modo di dire, la giornata di primavera più calda l'abbiamo beccata noi! Questa volta la muta è venuta su che una meraviglia, quindi ho evitato ai miei prodi compagni il teatrino di Erica-che-saltella-nei-boschi-tirando-la-muta e mi calo per prima, per 10 metri, in una pozza d'acqua stagnante che continua per un breve tratto, fino ad asciugarsi completamente nel toboga-non-toboga che ci fa immergere nuovamente nell'acqua ghiacciata, nella quale passeggiamo e nuotiamo scacciando zanzarone e cercando di non perdere l'equilibrio.

Il ciclope arredatore d'interni poi, ci mette davanti un'opera d'arte insormontabile che però, noi lilipuzziani, riusciamo ad aggirare passando attraverso una fessura lasciata inavvertitamente tra un grosso macigno e l'altro, arrivando così alla successiva calata che finisce sotto una parete, dalla conformazione molto particolare, che monitora la nostra calata da 7 metri con mini-tuffo nel celebre lago nero.    

Rio Flumineddu - calata nel lago nero
Rio Flumineddu - calata nel lago nero

Le pareti si fanno sempre più vicine per poi aprirsi in un grottone con piscina nel quale siam felici di tuffare e provare l'ebrezza del tuffone da un metro d'altezza. Una bella e sana nuotata ci porta quindi lungo il letto dissestato del rio asciutto che percorriamo gocciolando, fino ad arrivare alla sesta calata che ci immetterà dentro una scenografia straordinaria, secondo me la parte esteticamente più bella del canyon: la Codula e Os Lagos.

Come se fosse una cava di marmo, le bianche pareti ora più distanti, sono scavate a strati come se la grossa mano del ciclope avesse creato, tirando via con le dita il calcare bianco, delle mensole o dei balconi, ma questo dipende dal punto di vista dell'architetto che è in voi. Proseguiamo fra i grossi massi e arriviamo nel luogo più stupefacente che io abbia mai visto da quando pratico il canyoning. Ero talmente elettrizzata dalla bellezza del posto che ho fatto l'ultima calata, la più alta tra l'altro, di 15 metri, per metà nel vuoto, a razzo.

Rio Flumineddu - Codula e Os Lagos
Rio Flumineddu - Codula e Os Lagos

Una serie di laghetti incastonati tra pareti ondulate e rigogliosa vegetazione, creano dei giochi d'acqua e dei riflessi che rendono quel posto un luogo fiabesco, romantico, surreale, indimenticabile. Un posto che non vorresti lasciare, che ti fa ricordare di ringraziare di vivere in Sardegna, che ti fa imprecare di non avere la fotocamera adatta ad immortalare la perfezione della natura, un posto che è la degna conclusione di un tratto di canyon mozzafiato.

Il Rientro

Attraversate le piscine, non prima di aver scattato settanta foto al secondo, ci areniamo in quella che a noi, gente di mare, appare come una spiaggia. Nella vallata riparata si può soggiornare into the wild per poi continuare a canyoneggiare il giorno dopo. Noi invece la usiamo come camerino arieggiato per levarci le mute e metterci comodi per affrontare la ripidissima, devastante, terrificante, impossibile e drammatica via di fuga di Badu 'e Troccari che piega sulla destra del canyon e prosegue in direzione sud prima ed est poi verso il nostro campo base Sedd'ar Baccas.

Salutiamo così la terra dei ciclopi, ben più soddisfatti di Ulisse & Co., un angolo di Sardegna incantevole, grandioso, incredibile, potente, incontaminato e così imponente che, per assurdo, si percepisce tutta la sua delicatezza in una armoniosa danza della natura accompagnata dal fruscio delle foglie brillanti, dallo scorrere lento dell'acqua, dai ciclamini che ondeggiano soli, dal battito del cuore di quei pochi umani che si spingono sin lì. E rimangono totalmente senza parole.

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Tags: canyoning, supramontedibaunei, gorropu

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