Quante volte sei uscito dalla tua comfort zone viaggiando?
Quante volte sei uscito dalla tua comfort zone viaggiando?
Io lo chiedo a te perchè io amo vivere i miei viaggi lontana dalla tanto ricercata e agognata comfort zone (volente o nolente).
Durante l'organizzazione di ogni singolo viaggio combatto contro tutto quello che mi potrebbe far vivere un'esperienza tranquilla e serena come tante, andando alla ricerca della scelta che mi porterà lontano dalla banalità di un viaggio monotono e noioso che non son mai riuscita a cucirmi addosso.
Il freddo gelido della Lapponia, le sberle di vento piovoso delle Highlands in Scozia, dormire in un igloo o dentro la piccola cabina di un vecchio yacht sulla laguna veneziana, assaggiare un piatto di cui non si conoscono gli ingredienti, son tutte piccolezze che pian piano ti accompagnano fuori dalla comodità facendoti scoprire quanto bello è rischiare e agire fuori dalle righe.
Se aggiungiamo poi che sembra quasi che io e il "andrà tutto bene" non andiamo d'accordo, la risposta non può che essere: SEMPRE, esco sempre dalla comfort zone viaggiando, soprattutto involontariamente!
Come quella volta che son salita in groppa ad un dromedario in Tunisia, a Douz, per un'indimenticabile gita fra le dune morbide e dorate del deserto del Sahara (una delle esperienze più belle della mia vita).
Lo rifarei altre mille volte anche se è stata dura non cadere a bocca a terra non appena arrivata per la prima volta al cospetto di quei bavosi animali che altro non sono che giganti peluche dalle gambe lunghe. Il dromedario infatti per alzarsi, sia con ospite che senza, solleva prima le zampe posteriori e solo dopo, con molta calma, le zampe anteriori in modo da tenere il malcapitato ospite per 10 lunghi secondi (che sembreranno l'eternità) con un dislivello pari al 200%, gli addominali così perfettamente contratti che alla fine la tartaruga non sarà più un lontano ricordo, la testa concentrata per non finire rovinosamente nella piscina di bava schiumosa del simpatico ruminante e le mani strizzate dentro le briglie consumate dal vento sabbioso.
Lo rifarei altre mille volte perchè quei paesaggi silenziosi e sconfinati del colore del sole li porto ancora stampati dentro e di anni ne son passati ormai parecchi. Per perdermi ancora negli occhi brillanti fissati dentro le onde di una pelle invecchiata dei beduini che con pazienza hanno guidato la mia scoperta nel regno di sabbia e nel loro mondo apparentemente così lontano dal mio.
Lo rifarei altre mille molte anche lasciando la parte dell'uomo blu che rapisce la mia amica su un cavallo bianco che, detta così, sembra sia stata bellamente rapita dal principe azzurro ma in quel frangente io vidi solo un folle che si portava via la mia amica per sempre. Un Tuareg, un bellissimo tuareg dagli occhi blu e vestito di blu strappò via dalla sella del dromedario cinquanta chili di ragazza come se stesse togliendo un granello di sabbia dal suo stivale e cavalcò verso l'orizzonte come dentro un film. Ed io, scuotendomi di dosso quella sensazione di comodità (sebbene la gobba del dromedario non sia questo carnevale di Rio della comodità), volevo inseguirlo, al galoppo con un peluche svogliato e già mi immaginavo un inseguimento degno dei film western che guardavo da bambina. L'adrenalina era alle stelle quando sulla riga dell'orizzonte rimase solo la polvere di una cavallo veloce, probabilmente uno dei momenti più non-sense degli ultimi dieci anni: non sapere come fare a cavalcare un dromedario ma sapere esattamente che tutto sarebbe andato bene.
E' un rapimento per gioco, i tuareg si sono reinventati intrattenitori, quindi non hai nulla da temere, apri la mente e parti tranquillo. Quella sarà sicuramente una delle più belle esperienze della tua vita.
Vivere fuori dalla zona di comfort aiuta a vivere un viaggio lontano dalla zona di comfort. E vivere un viaggio in questo senso è quello che dovrebbero provare tutti. Non viaggiate per dire di aver viaggiato, ma per dire di aver vissuto intensamente.
Fuori dalla comfort zone.
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