In Portogallo uno straordinario incontro con la Sardegna.
Abbiamo toccato Lisbona e i suoi favolosi dintorni, Sintra e Cascais, per poi spostarci sulla tanto sognata costa sud: l’Algarve. E’ stata una bella avventura che abbiamo sentito più vicina di quanto immaginassimo visto che, per tutto il tempo, ci è sembrato di essere in Sardegna!
Ci stuzzicava l'idea di conoscere un Paese straniero nello stesso modo in cui stiamo conoscendo la nostra Isola, la Sardegna: attraversando strade e stradine, sbirciando tra piccoli paesi e grandi città, scovando posti dispersi per ammirarne l'infinita bellezza, intrufolandoci tra la gente del posto come fossimo tre di loro. E, chissà perchè, il Portogallo ci ha da subito ispirati ad intraprendere l'impresa, per molti azzardata, di prendere una macchina e, senza programmare nulla, andare a zonzo così come veniva, ricalcando proprio il detto "vai dove ti porta il cuore".
C’è una grande città, Lisbona, piena di cultura, di gente, di colori, con un grande porto e un altrettanto grande aeroporto, nonostante ciò ha i panni stesi fuori dalla finestra, qualche sacco dell’immondizia non ritirato, diversi lavori per la viabilità delle strade che intasano le vie e si affaccia su un fiume che pare più un mare, senza montagne all’orizzonte ma solo un ponte, lungo una cifra. Girando per questa immensa città, rigorosamente in tram, possibilmente giallo, si mangia a più non posso, tanto che ci chiediamo se nonna abbia in realtà origini portoghesi! Piatti di bachalao, di maiale, pollo e zuppe strabordanti, per poi finire nei dolci che sono così tanti che trovano il loro massimo esponente nel solo ed unico Pastel de Nata che unisce una nazione intera: una sfoglia ripiena di crema, la cosa più semplice del mondo è dannatamente la più golosa e buona! Senza dimenticare che le castagne lì sono lo street-food per eccellenza nel periodo invernale, tanto che Aritzo scansati!
Poi ci sono cittadine di provincia, come Sintra e Cascais, quelle che per anni non si è filato nessuno ma che adesso fanno più turisti della grande città e sono instapopolari all’ennesima potenza tra tutto quel granito, le ceramiche e un castello sul cucuzzolo. Hanno i baretti all’aperto, si mangia fuori anche a gennaio e i ristoratori ci aspettano fuori dall’uscio con un sorriso smagliante pronti a raccontarci (mai ad invitarci insistentemente) i loro piatti del giorno con rispettivi prezzi.
C’è un’autostrada tutta in pianura che non becchiamo una montagna o una curva manco a pagarle oro, ogni tanto si restringe e diventa come la S.S. 131 ma poi si allarga e bisogna pagare ai caselli passando per la V (e non per la T) nemmeno così poco tra l'altro. C’è Lisbona che sembra la Gallura, tutta salite e discese che una bicicletta girare non la vediamo manco per scherzo e poi ci son le strade dell’Alentejo e dell'Algarve che sembrano il Campidano, infiniti rettilinei tirati su con il righello. La vegetazione è la stessa, gli alberelli, i cespugli, i fiori quelli gialli a campanella, tanto che guidare in Portogallo equivale ad un costante deja-vu.
E poi c’è la costa, c’è il mare o meglio l’oceano, ci sono le spiagge bellissime, le falesie a picco sul mare che ricorderemo per sempre, i paesi piccoli e biancolini che illuminano quelle altrimenti interminabili distese di verde. C’è il turchese che passa sotto gli archi scavati dall’acqua, c’è l’azzurro che litiga con la schiuma sotto il maestrale, c’è una varietà di colori nella sabbia che ricorda a tratti Piscinas, a tratti Berchida, passando per le scogliere di Balai e Buggerru che lì però seguono un’unica scala cromatica: il color ocra, uno straordinario giallo che si trasforma in arancio, quasi in rosso per poi tornare al beige. La costa, l'intera costa da nord a sud, è ciò per la quale questo Paese è celebre, le sue insenature sono così particolari che attirano viaggiatori da ogni parte del globo. E sebbene loro si battano con uno slogan familiare "oltre il mare c'è di più" a me son sembrati tanto fieri di quello stupefacente tratto costiero!
In Portogallo ci sono migliaia di turisti che arrivano parlando convinti spagnolo ma poi si scontrano con l’orgoglio portoghese e abbassano i toni, un po’ come qui arrivano urlando “Ajo’!” ma poi incontrano sguardi torvi e la smettono all’istante. Ripetono mille volte che il Portogallo non è Spagna (tantomeno il portoghese deriva dallo spagnolo) e sarebbe bene uscire da un locale dicendo Obrigado e non un volgare Gracias, perché loro ci tengono davvero ed è pure giusto. Ma forse noi siamo di parte, chissà!
In Portogallo splende il sole per la maggior parte dell’anno, è il paese più caldo d’Europa, ce l’hanno come stato mentale l’estate, di quelli che quando arriva un’ondata di freddo non sanno cosa sia e si guardano attorno spaesati. E se rompono l’anima, da febbraio a marzo, con dieci post su dodici maledicendo i 7 gradi, li capiamo, eccome. La maglietta è un evergreen, il cappotto no.
Il Portogallo ha mille mila similitudini con la nostra Terra, dalle più belle alle più scomode; è uno Stato poverello che potrebbe fare di più grazie alla magnanimità di Madre Natura e sfruttando l'imponente storia che porta sulle spalle, è un Paese in cui si vive piano-piano e dove la vita ha sempre un motivo per stupirsi. Tra tutte le caratteristiche che lo accomunano all'Isoletta nostra, ne ha una che lo rende uguale: quel magone che ci fa salire quando lo lasciamo, quella sensazione di sconvolgimento dello stomaco, quella malinconia che ci prende nel pronunciare un amaro "arrivederci". Loro la chiamano saudade, noi la chiamiamo nostalgia.
* * *
* * *
Tags: portogallo, lisbona, algarve