Le mani regalano arte - Artigianato e Palazzo (Firenze)
Dal 17 al 20 maggio si è tenuta a Firenze la XXIV edizione di Artigianato e Palazzo, importante vetrina per l'artigianato italiano e non, all'interno della storica cornice del Giardino Corsini. Ed io ho avuto la fortuna di trascorrerci una manciata di belle ed interessanti giornate.
Sono stati due giorni in cui mi sono letteralmente persa fra i colori, la fantasia e le mani, tante, tantissime mani.
Mani che hanno attirato la mia attenzione sin dal primo istante in cui ho varcato l'imponente ingresso di Giardino Corsini. Erano avvolte nell'argilla, sporche, si muovevano veloci ed erano bellissime. Un salto indietro nel tempo a quando mia zia, con tanta pazienza, mi portava nel suo laboratorio di ceramiche ed io infilavo le piccole dita fra i panetti di creta scura e cercavo di emularla al tornio. Quella mattina, nel silenzio di un parco dove le rose si risvegliavano timide, mi sono lasciata incantare dai grezzi mattoni di cotto de La Fornace di Biritognolo fatti ancora a mano, come una volta, con un pugno di argilla depurata naturalmente, un semplice stampo in legno ed un telo steso al sole.
Mani che precise e scrupolose mi hanno rapito nella Limonaia Grande nel quale ho incontrato Luca Crevenna, giovane architetto con una passione condivisa: le macchine da scrivere. Solo che lui le restaura e le colleziona, le ripara e le vende, un progetto che non poteva che chiamarsi QZERTY. Ha circa un centinaio di macchine da scrivere nel suo laboratorio in Brianza e il suo stand era qualcosa di spettacolare, almeno per chi ama questo mondo e, gliel'ho pure detto, m'è venuto un colpo al cuore! Due occhi blu e un amore silenzioso per quello che è stato e che, anche grazie a lui, può continuare ad essere.
Tiki Taka - Artigianato e Palazzo
E poi c'erano le mani dei gioiellieri, degli orafi, di chi lavora pazientemente l'opale giunto dall'Australia, dita affusolate ed esperte con una vista eccezionale. Mentre li guardavo concentrati lavorare i piccoli pezzi di metallo, di legno, di materiali particolari, mi sentivo importante testimone di un processo creativo che avrebbe dato vita, di lì a poco, ad un oggetto unico, frutto della fantasia, della personalità e della storia di un artigiano.
La caratteristica di Artigianato e Palazzo è proprio questa: non è una semplice esposizione artistica, volgarmente volta al solo lato economico, ma un viaggio all'interno dell'evoluzione artistica di ogni singolo artigiano presente. Nella scelta di acquisto di un oggetto esposto, non sarà solo la bellezza il metro di misura, bensì la storia che ogni artigiano ha da raccontare, la sua personalità, le parole dette e anche quelle non dette, l'empatia che viene generata.
Ad esempio, personalmente, avrei acquistato l'intero stand di Tiki Taka di Sara Ghilarducci e Christian, il compagno. Loro, dal legno recuperato da vecchie persiane, porte e sedie, creano fiabeschi automatismi dai colori tenui e naturali, ripescando dal teatro l'idea delle marionette ma reinventandole completamente. Così c'è un'elegante ballerina dal morbido tutù che volteggia mentre Sara si racconta timidamente, c'è Pinocchio seduto su una sedia con il Grillo Parlante che sbuca da dietro alla sua spalla, ci sono le barchette che salpano fra le onde e un'altra ventina di legnose sculture che prendono vita grazie alle mani di Sara che, alla fine, orgogliosa, me le ha fatte vedere tutte in movimento, mentre io ormai ero caduta in un romantico vortice di ricordi.
Nelle mani è contenuta la bellezza ed è incastonata la memoria. L'eco, la traccia di un passato che poi tanto passato non è. Tanti i giovani artigiani che hanno scelto di riportare alla luce qualcosa di inusuale, di antico, di quasi dimenticato che, fra le loro mani levigate, sembrava essere originale e innovativo, alla moda.
Alessandro Ciliento - Artigianato e Palazzo
Son rimasta di stucco davanti ai mosaici di Laura Solvej Poli che, con martellina e tagliolo alla mano, come non fosse passato un giorno dai fasti dell'Antica Roma, crea opere moderne che ben si adattano agli oggetti di uso comune. Alle stoffe disegnate da Min Min ispirate dalle forme e dalle meraviglia della natura, agli anelli stravaganti e colorati di Clizia Jewerly in resina, metallo e foglie d'oro. Oppure davanti alla collezione di gioielli in ossa di bue Moloch di Alessandro Ciliento. E così, un salto all'Età della Pietra dei Flinstones con fermacapelli, collane e graziosi bijoux di osso, accostato di volta in volta a rame, corallo e corno, che lui a mano libera decora, manco a dirlo, con il fuoco.
Mani indaffarate di tutte le età fra aiuole labirintiche, alberi di limoni e di arance, rose e peonie. Mani instancabili all'ombra di un palazzo storico ed elegante che porta fra le sue mura i nomi di illustri artisti del passato come il Buontalenti. Una residenza che ha ospitato, nel corso dei secoli, personaggi regali come le regine Vittoria d'Inghilterra e Margherita di Savoia che, usando un po' la fantasia e socchiudendo gli occhi, ho immaginato passeggiare, dentro ai loro abiti voluminosi di velluto e broccato, lungo il viale principale del giardino.
Mani che lì tornano anno dopo anno o che invece lì c'erano per una prima volta, emozionate, al cospetto di un principe e di una principessa rock'n'roll, Filippo e Giorgiana, centosessant'anni in due all'anagrafe, in realtà due ventenni spensierati con gli occhi che brillano a cavallo di una bicicletta vintage.
Mani che ripercorrono tradizioni e secoli di storia, che tramandano segreti di padre in figlio. Come quelli di Mazzanti, azienda che, da tre generazioni, a Firenze lavora le piume che raggiungono le case dell'alta moda di tutto il mondo. Colore, leggerezza e morbidezza di uno stand davanti al quale sono passata più volte, ammaliata dalla parlantina di Duccio, la terza generazione di Mazzanti Piume, che ha raccontato, più e più volte instancabile, che tutto quello che ha lui ora in mano, nacque per puro caso da quelle della nonna.
Mazzanti Piume - Artigianato e Palazzo
Di quelle storie che non mi stanco di ascoltare. Storie lunghe secoli di mani che si intrecciano. Come quella della celebre Manifattura Richard-Ginori, fra le varie rocambolesche vicende in piedi dal 1735, alla quale, durante la mostra è stata dedicato uno spazio nella Limonaia Piccola dentro la quale, oltre ad essere esposti dei pezzi di porcellana fiorentina famosi nel mondo, alcuni artigiani della Manifattura hanno illustrato i vari passaggi del loro lavoro: dalla creazione alla decorazione. Ed al Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia è stata dedicata la raccolta fondi di Artigianato e Palazzo, nella speranza che venga riaperto al pubblico e che le migliaia di opere presenti al suo interno, dalla nascita della Manifattura ad oggi, possano tornare ad essere ammirate dal grande pubblico.
Mani che regalano arte, quella che ci salverà.
Ho trascorso due giorni a parlare con gli artigian-artisti, a curiosare nei loro stand, a scrutare occhi e silenzi, a fotografare per fermare meglio nella memoria, ad appuntare emozioni per paura di lasciare quel posto dimenticandole per sempre. Sono arrivata convinta che sarebbe stata un'esperienza profonda, sono andata via avendone la certezza.
Nell'artigianato c'è tutto ciò che siamo, che siamo stati e che saremo. Quello che hanno ideato un geniale creativo come Neri Torrigiani assieme ad una principessa fuori dagli schemi come Giorgiana Corsini, è qualcosa di più di una mera esposizione artistica, è un importante contenitore di ciò che siamo, di ciò che siamo stati e di ciò che saremo.
(Sono grata per essere stata selezionata tra chissà quanti nomi, grata di aver toccato con mano da vicino, sebbene lontano da casa, la bellezza di un tema a me caro, grata di aver conosciuto persone splendide con le quali ho condiviso quest'esperienza che non dimenticherò. Semplicemente, grazie.)
Tags: Firenze