Autunno in Barbagia - Un giorno ad Olzai

In Sardegna autunno è sinonimo di Barbagia, di bellezza e di tradizione.

In Sardegna l'autunno si trascorre rigorosamente alla scoperta della Barbagia, regione dove gli ambienti selvaggi si sposano con l'ospitalità celebre della sua gente, dove le tradizioni millenarie trovano la loro modernità, dove ci arriva, come sempre dico, solo chi sa guardare oltre la superficie dell'Isola.

Olzai è il luogo che custodisce tutti i colori dell'autunno barbaricino. Un piccolo e grazioso paese che resta incastonato nella Barbagia di Ollollai dove il granito non solo lo protegge in un abbraccio ma dona i natali all'intero centro che in blocchi di granito è interamente costruito. 

Passeggiando per le sue tortuose e lastricate vie e salendo i numerosi gradini sparsi qui e là, mi sento come a casa: come il mio piccolo paesino gallurese, Olzai ha le case con la pietra a vista e, tra i balconi e le facciate, piante rampicanti di rosso, giallo ed arancio tinte, donano all'intero paese quell'atmosfera calda tipicamente autunnale che mi invoglia a continuare la scoperta nonostante la pioggia battente che continua a bagnarmi (per la serie, mai una...).
  
 

                                                             (Per le vie del centro di Olzai, fra granito, colori e fantasia)

 

Colori caldi d'autunno che si mischiano all'azzurro del vecchio intonaco che ricopre l'ingresso delle antiche abitazioni, al blu delle finestre che esplode in mezzo al fuxia dei grandi ciclamini, al celeste degli occhi degli uomini che nelle cortes hanno le mani in pasta. Colori che subito diventano profumi e sapori superlativi con la  ricotta appena fatta, con il cinghiale in umido, con i diversi pani (carasau, modde e fresa) appena tolti dal forno a legna, con il vino rosso di quello corposo fatto in casa, con la sapa di fichi d'india che scurisce uno dei dolci tradizionali di Olzai: su pani e sapa. Tutti quei gesti di semplice vita contadina che molti ormai hanno dimenticato, rivivono davanti ad una platea di tanti curiosi e tutto quello risveglia in me ricordi di bambina. 

 

                                              

                              (Pane fresa pronto da infornare)                           

 

Il paese dei laureati (definito così ai primi del Novecento per via della vocazione culturale dei suoi abitanti), regala al visitatore scorci storico-architettonici di un'incantevole bellezza: tra tutti spicca la chiesa di Santa Barbara (XIV-XV secolo) che con i particolari di trachite rosa, il Retablo della Pestilenza del Maestro di Olzai, nell'altare maggiore e l'aspetto austero dell'esterno, richiama la bellezza dell'intero paese. Di bianco intonacata, la chiesa di San Giovanni Battista (XV secolo) spicca con il suo alto campanile in pietra visibile da ogni punto della città mentre la chiesa di Sant'Anastasio (XII secolo) quasi nascosta, stenta ad emergere con il suo profilo a capanna sebbene conservi al suo interno un meraviglioso Retablo della Sacra Famiglia. Il palazzo settecentesco dell'artista Carmelo Floris, ora casa-museo, è un'altra meta imperdibile, sia per la bellezza degli antichi arredi che per la presenza di varie significative opere del pittore-incisore olzaese.

Gli suggestivi panorami di cui si gode dalla sua parte più alta (dal piazzale della chiesa di Santa Barbara lo spettacolo è servito!) spaziano all'infinito sulle serpentine lastricate che attraversano il borgo, sugli alti monti del Gennargentu e sulle colline che chiudono la grande valle del fiume Tirso. E, a proposito di corsi d'acqua, ad Olzai c'è qualcosa di veramente particolare: S'Arzinamentu, cioè l'arginamento, nel quale scorre il Rio Bìsine. Un'opera maestosa che attraversa e spacca a metà il paesino di pietra, iniziata a costruire nel 1899 per motivi di igiene pubblica (leggi: malaria) e terminata dopo la grande alluvione del 1921. Vestito a festa in occasione delle Cortes Apertas, è un particolare che colpisce e resta impresso (almeno a me, avrò scattato duemila foto per lo stupore dei vecchini che passavano di lì!).

Il giardino della Barbagia, Olzai, ha qualcos'altro però che mi rimarrà sempre fermo nella memoria: Su Mulinu Vezzu, ultimo mulino ad acqua costruito nell'Ottocento, in blocchi di granito anch'esso e ristrutturato magistralmente, ultimo imponente testimone dell'importantissima attività di lavorazione del grano e dell'orzo nella storia di Olzai. Per l'occasione la grande ruota ha ripreso a girare, sebbene il Rio Bìsine fosse povero d'acqua ancora, e la macina ha rinfrescato così la sua antica memoria: il grano che diventa farina (ed io completamente euforica come una bambina davanti al luna park!).

 

       

                                  (S'Arzinamentu)                          

 

Dentro tutto quel granito c'è l'anima di un paese con tradizioni, usi e costumi fortemente sentiti e proprio quel granito sembra essere lo specchio di quello spirito forte che da sempre contraddistingue la regione della Barbagia e della Sardegna tutta. Grazie alla straordinaria manifestazione che è Autunno in Barbagia, anche un semplice visitatore riesce a percepire le vibrazioni di quell'anima che non si arrende al passare del tempo ma combatte affinchè non si disperda, continuando ad aleggiare sul presente e a sorvegliare il futuro.

 

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Per chi volesse vedere con i propri occhi tutta questa meraviglia, invito a cliccare il sito dedicato alla manifestazione che dura quattro mesi, tocca ventotto paesi gioiello del centro Sardegna e si svolge nel weekend (...e no, non avete più scuse!!!) -> CUOREDELLASARDEGNA.IT

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Tags: autunnoinbarbagia, olzai, cosafare

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