Cosa fare a Sassari in un giorno – Monte d’Accoddi
L’edizione estiva de #lamiasardegnaontheroad è appena iniziata e sabato scorso ha toccato il Nord-Ovest, precisamente i Comuni di Sassari, di Porto Torres e di Sedini.
La prima tappa è suggerita da mio cugino che era totalmente in fissa con la fantarcheologia e scalpitava per andare a visitare il sito archeologico del Monte d’Accoddi, tra Sassari e Porto Torres.
Da Olbia imbocco di prima mattina la SS 597 direzione Sassari per andare alla scoperta (sebbene in uno dei giorni più caldi dell’estate) del celebre altare prenuragico Monte d’Accoddi . I lavori sulla futura SS 131 a quattro corsie procedono e l’ultimo pezzo completato (inaugurato proprio una settimana prima) mi riempie il cuore di speranza: non dovrò aspettare il quinto rinnovo della patente per arrivare a Sassari in un’ora netta! Lasciato il capoluogo di provincia sulla destra, seguo quindi per Porto Torres sulla SS 131 e, come sempre accade nei miei road trip, mi perdo! Il GPS burlone del mio telefono mi porta davanti alla casa circondariale di Bancali. Assisto quindi ad una manciata di minuti della quotidianità da quelle parti, il tanto che basta per decidere di spegnere la tecnologia ed usare la vecchia cara cartina con bussola!
Sebbene il Monte d’Accoddi sia un sito archeologico dalla grande ed accertata importanza storica, non vi è traccia di un cartello che pubblicizzi l’esistenza di questa meraviglia dell’archeologia sarda, perla dell’architettura e dell’ingegneria prenuragica, fiore all’occhiello della nostra storia; né tanto meno vi è traccia di un’indicazione stradale prima di superare Porto Torres! Come sempre, parte la compilation di lamentele dalle note alte e stonate e il solito quesito mi appanna il parabrezza: come possiamo pensare di vivere di turismo in questo modo???
Lasciato Porto Torres sulla sinistra, sempre continuando sul vecchio tracciato della SS 131, dopo poco al Km 222/300 si trova una stretta uscita sulla destra con finalmente il primo cartello che indica la presenza effettiva del sito. La strada lastricata che imbocchiamo ci porta ad un grande parcheggio (dentro il cancello verde sulla destra), quindi riprendiamo il passaggio pedonale tra i campi dorati fino ad arrivare finalmente ai piedi del Monte d’Accoddi.
Letteralmente Monte di Pietre, la visita del sito è stata mooolto emozionante. Sapere di essere al cospetto di un monumento considerato sacro dal 5000 al 2000 circa a.C. mi ha fatto sentire piccola piccola. Era un altare, un importante centro religioso, ricorda le ziqqurat mesopotamiche e il Monte d’Accoddi è l’unico esempio presente in tutto il bacino mediterraneo. Secondo gli studiosi, rappresentava per i nostri avi il punto di incontro tra umano e divino ed erano soliti, attraverso la rampa, portare doni alla divinità adorata. L’opera architettonica e ingegneristica dell’altare è incredibile. La piattaforma troncopiramidale a gradoni che vediamo oggi è un secondo altare che ne ha inglobato uno più piccolo, che avrei voluto tanto entrare a vedere (non è ancora aperto perché non ancora messo in sicurezza). Nel 2800 a.C. circa, questo venne interamente ricoperto alternando strati di terra e grosse pietre a loro volta contenuti da un rivestimento esterno in grandi blocchi di calcare. Il tempio a gradoni ha misure importanti oggi, figuriamoci ieri! 36 m x 29 m, di circa 6 m di altezza accessibile da una rampa lunga 42 m. Senza contare le capanne che nascevano tutt’intorno! Un villaggio imponente per forma fisica ma soprattutto spirituale!
E ciò che infatti mi salta dannatamente all’occhio è qualcosa di meno materiale e reale.
Sotto i nostri piedi, molto molto sotto, energie telluriche e forze magnetiche fluiscono e si intersecano, il nostro pianeta quindi respira e vive. Questo suo potere energetico, in alcuni punti è più intenso e si pensa che gli antichi luoghi sacri, proprio come il Monte d’Accoddi, siano stati eretti seguendo queste condotte naturali d’energia, percepite da sensitivi e stregoni. Probabilmente poi il magnetismo del posto si accentuava con la costruzione dei santuari e con la potenza della preghiera, con la presenza fisica di grosse pietre, ottime conduttrici d’energia terrestre, e con la fede di un intero popolo. Un popolo che, molto meglio di noi oggi, dava un reale senso al proprio arco vitale, dalla nascita alla morte; un popolo artefice di una primordiale filosofia sofistica, ormai persa ai giorni nostri. Girando e rigirando intorno all’altare, mi rendo conto di cosa abbiamo perso millennio dopo millennio: il profondo significato della nostra esistenza.
Lascio questo luogo mistico con già la nostalgia di emozioni solo qui provate e mi rimetto in macchina, la destinazione, consigliatami dalla guida del sito archeologico è poco lontana da lì…e non mi sono persa!
…TO BE CONTINUED…