Il Trenino Verde - Alla scoperta di una Sardegna inedita
Fra le migliaia di esperienze da vivere per scoprire la Sardegna, quella ancora poco esplorata e conosciuta, il viaggio sul Trenino Verde è ai primissimi posti. Io ho trascorso una giornata straordinaria sulle rotaie d’Ogliastra un giorno d’agosto, a bordo del trenino ho scovato angoli della mia Sardegna sconosciuti e nascosti, in mezzo alla natura selvaggia.
Per la mia prima volta sul Trenino Verde ho viaggiato sulla tratta Arbatax-Gairo, sessantadue chilometri di bellezza davanti agli occhi per tre ore e trenta minuti.
Un train trip all'insegna della lentezza, quella che dimentichiamo spesso, quella che ci fa assaporare meglio tutto.
La lunga rete ferroviaria turistica Arbatax-Mandas, chiusa al traffico ferroviario ordinario nel 1997 e, da allora, esclusivamente al servizio del Trenino Verde, conta quattrocentotrentotto chilometri, viaggia su cinque diversi e spettacolari percorsi che regalano un autentico viaggio nella storia sarda, negli aspetti più profondi di un'isola troppe volte ricordata solo per il suo magnifico mare: Mandas-Seui, Mandas-Laconi, Macomer-Bosa, Palau-Tempio e, appunto, Arbatax-Gairo.
I panorami dal Trenino Verde
Il Trenino Verde viaggia tutto l’anno, seguendo un calendario prestabilito con i diversi enti e operatori del territorio, ma è durante la stagione estiva che le corse sono più frequenti per soddisfare la grande richiesta. Con il biglietto si può salire e scendere in qualsiasi stazione della tratta scelta: la sola andata costa 15 euro, l'andata e ritorno 20 euro per gli adulti, i bambini hanno ovviamente le tariffe dimezzate, e anche gli animali di compagnia sono ammessi con un ticket fisso di 5 euro.
LE TAPPE: ARBATAX - TORTOLI - ELINI - LANUSEI - ARZANA - VILLAGRANDE - GAIRO
Io sono salita a Tortolì, la stazione a 13 metri s.l.m. è la seconda fermata del Trenino Verde sulla linea che parte da Arbatax e arriva a Gairo.
In attesa di salire sul Trenino Verde
Ho atteso il treno fremendo, le otto di un mattino del mese turisticamente più frenetico, mi svelano la quiete del comune più popoloso situato nel cuore dell’Ogliastra, il mio viaggio nella storia inizia già quando mi perdo fra i giochi di pietra del fabbricato viaggiatori di seconda classe. Le dimensioni di queste strutture variavano in base alla consistenza del traffico di passeggeri e al volume di merci delle stazioni e determinavano, di conseguenza, la classe di appartenenza (1’, 2’ e 3’). Tre ingressi sormontati dalla targa bianca indicante la destinazione dei locali interni, curiosa, faccio un salto nella sala d’attesa poi sento il fischio del treno, emozionata corro fuori.
Mi sento un'attempata ed elegante signora di un’epoca conosciuta solo attraverso i film mentre mi accomodo su una delle poltroncine di pelle di un vivace bordeaux, l'interno dell’unica carrozza, trainata da una sbuffante automotrice grigio fumo, sa di legno, le tende verdi svolazzano e la scenografia è perfetta per sentirsi proprio dentro uno di quei lungometraggi d’epoca.
Da Tortolì a Lanusei sul Trenino Verde
Partiamo, sarà una lungo vagabondare rilassato nella meraviglia, mi appollaio al finestrino, lascio la vecchia elegante signora e divento una bambina frenetica, butto il naso fuori quando i panorami si fanno intensi, seduta mi è impossibile rimanere.
Appena lasciata Tortolì, ecco il primo dei tanti stop. Le piccole garitte, situate in prossimità dei passaggi a livello su strada, hanno una targa, ormai sbiadita, recante l’indicazione della progressiva chilometrica dalla stazione di partenza della linea, da una parte, e il numero del fabbricato, dall'altra. Qui il Trenino Verde rallenta, poi fischia, gli addetti scendono con la paletta rossa per bloccare l'eventuale traffico, ma di macchine, in quelle stradine deserte, nemmeno l'ombra per l'intero percorso.
La garitta dopo la stazione di Tortolì
Fra i fitti boschi, la silenziosa e dimenticata stazione di Sella Elecci, a 220 metri s.l.m., ci immette nella prime due gallerie della giornata, Tronada 1° e Tronada 2°, la rombante locomotiva diesel si arrampica temeraria sulla schiena di colline sempre più ripide, le fronde degli alberi si spingono fin sulle rotaie come mani sui miei occhi, lasciandomi con il fiato sospeso ad immaginare cosa troverò una volta in cima.
Elini, piccolo paese di montagna a 472 metri s.l.m. che conta meno di seicento abitanti, celebre per le sue fontane perenni da dove sgorga acqua limpida, il treno lo attraversa senza fermarcisi, passa oltre l'austera stazione in granito, dalla quale si gode di un panorama immerso fra oliveti, floridi frutteti e lecci secolari.
La strepitante locomotiva prosegue dritta per Lanusei, dove è prevista una sosta di dieci minuti; all’interno della sua grande stazione rosata, un punto di ristoro rifocilla i viaggiatori mentre la vecchia biglietteria, dove sono ancora presenti arredi e oggetti ferroviari d'epoca, come l'orologio, la cassaforte murata e il telegrafo, li incuriosisce. L’arrivo nella cittadina ogliastrina posta a 555 metri s.l.m. è spettacolare: il passaggio sul viadotto ferroviario dalle strette arcate in pietra, il ponte di Funtanedda, costruito a fine ‘800, dopo quello di Girilonga, regala ai viaggiatori uno straordinario colpo d’occhio, il mare da una parte, la montagna dall'altra e il paese abbarbicato sui costoni sud-orientali del Gennargentu.
Lanusei dal ponte Funtanedda
The train in the wilderness, come lo chiamano gli operatori turistici inglesi, sbuffa e riprende la sua lenta corsa verso Arzana, la stazione più in alto dell’Isola dai suoi 854 metri s.l.m., salendo con lestezza.
Agile, nonostante la sua età, affronta vittoriosamente la galleria elicoidale, una delle due presenti in Sardegna, di Pitzu ‘e Cuccu, realizzata per superare il dislivello e consentire al treno di salire di quota. Il treno, infatti, dopo averla attraversata esce sul viadotto ad un livello più alto. E' costruita in modo tale che il viaggiatore non percepisca il moto rotatorio e, in realtà, non me ne accorgo.
Da qui i panorami che si susseguono sono miele per l’anima. E non sono l’unica con il viso ficcato nel vento.
Da Lanusei ad Arzana
I multiformi paesaggi che il Trenino Verde attraversa non sono raggiungibili in altro modo, quindi la sua flemmaticità è necessaria. Qui la Sardegna si mette a nudo, ci vuole calma.
Per undici chilometri mi sono persa nelle vedute sconfinate su tutta la costa orientale, su profili ondulati di colline vive, ricche di un verde scintillante sotto il sole estivo.
Dopo la galleria Su musconeddu, l’arrivo ad Arzana si riconosce dagli imponenti castagni e le vecchie querce che accolgono il rotabile. Scendo, un vecchio vagone merci di legno resiste ancora agli anni di intemperie, solo il cinguettio degli uccelli intorno alla stazione ristrutturata che profuma di bosco. La sosta è breve, cinque minuti per sgranchirmi le gambe al fresco, nel cuore della mia Isola, prima di dedicarmi ai diciassette chilometri che mi separano da Gairo Taquisara, capolinea della tratta Arbatax-Gairo, passando di gran carriera per Villagrande, al confine con la Barbagia, il paese della longevità a 811 metri s.l.m., proprio accanto ad uno spicchio della diga Bau Muggeris.
Da Arzana a Gairo
Diciassette chilometri di sorprendenti paesaggi che cambiano repentini: da foreste sterminate e rigogliose che strozzano le rotaie ad ambienti ariosi, ampi, lunari a tratti, dove la locomotiva corre libera mentre scende di quota.
La vallata di Taquisara sotto il sole cocente di agosto brucia le iridi, la terra color ocra mi fa sbarrare le palpebre, il treno continua piano piano, poi le colline brulle e desolate si intrufolano nuovamente nell'ombra frizzante di alberi sempreverdi.
Verso la vallata di Taquisara
Sono quasi arrivata a destinazione. Il Trenino Verde attraversa la galleria di Baccu Nieddu per poi buttarsi sul ponte omonimo: Baccu Nieddu è un altro bellissimo viadotto in pietra sospeso nel vuoto. La locomotiva rientra ancora in galleria per l'ultima volta, Sas Berbeghes, per subito uscire e addentrarsi lì dove la natura selvaggia non è ancora stata intaccata, le rotaie quasi sembrano necessarie per poter godere di un simile scenario.
Il silenzio di un pomeriggio afoso mi accoglie a Gairo Taquisara, a sei chilometri dal più celebre Gairo Vecchio, il paese fantasma abbandonato nel 1951 in seguito alla grande alluvione che lo colpì. Sono a 784 metri s.l.m., in un paesino di duecento abitanti sovrastato dalla straordinaria Grotta Taquisara, parzialmente visitabile grazie ad un percorso turistico guidato.
Il ponte Baccu Nieddu
Qui io scendo, tornerò a Tortolì con una navetta, decido infatti di arricchire la mia esperienza in questa parte della Sardegna con una guida locale. Grazie ad uno degli operatori del Trenino Verde Point raggiungo Ulassai (con visita alle grotte Su Marmuri), pranzo presso l'Hotel Ristorante Scala San Giorgio e faccio un salto a Osini Vecchio.
Ma il ritorno in treno, godere ancora una volta di quei paesaggi, mi mancherà.
Sul Trenino Verde sulla Arbatax-Gairo
Fra tortuosi tracciati, tenebrose gallerie, ponti fotogenici, salite e strapiombi mozzafiato, taciturne stazioni e viste straordinarie il viaggio sulla vecchia rete ferroviaria, che da ben centotrent’anni unisce il cuore dell’Isola alle sue coste, mi ha regalato la suggestione di sentirmi uno di quei grandi scrittori indaffarati in viaggi infiniti, penna alla mano.
Dentro il Trenino Verde ho sognato ad occhi aperti.
Una Sardegna che rapisce, che sembra non esistere più ma che invece esiste ancora, forte di un legame con il passato, collante per il futuro.
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