Le più belle spiagge della Sardegna: Cala Domestica (quarta tappa ontheroad2016)
Da Porto Pino mi rimetto in macchina e seguo quindi per Carbonia, poi per Iglesias e poi per Gonnesa, dopodichè mi ritrovo ad attraversare una delle strade panoramiche più suggestive di tutta la Sardegna, la Strada Provinciale 83, quella che passa davanti al faraglione Pan di Zucchero, per intenderci. Scoperta l'anno scorso per la prima volta, anche la seconda non può che togliermi il fiato. La percorro piano, assaporando emozioni vecchie che riscopro essere ancora nuove.
Curve e curvoni in mezzo a colline verdi a picco sul mare turchese, seguo così per Nebida, Masua e Buggerru. Poco prima dell' ex borgo minerario però mi fermo, da lontano già vedo il cartello gigante che segnala quella che sarà, per me, di lì a poco la spiaggia più bella che abbia mai visto: Cala Domestica.
L'ampio parcheggio quasi pieno e la zona camper già in gran parte occupata mi anticipano che non la troverò come in quelle foto viste sul web e, all'ingresso in spiaggia.. WOW! MA COME FA A STARCI TUTTA QUESTA GENTE???
Ex zona mineraria, l'insenatura, come tutto il circondario, è puntellata dagli scheletri degli edifici delle vicine miniere, dei magazzini e dei depositi dei minerali; ci son gallerie e piccoli fori attraverso i quali si aprono scenografie pazzesche. La cala, non molto estesa, pare un fiordo roccioso, racchiusa da imponenti falesie calcaree che danno vita ad una costa zigzagata, fatta di archi e grotte naturali a pelo d'acqua; esse hanno colori che variano dal bianco al marrone e con il loro riflesso pure l'acqua verde smeraldo pare cambiare nuance ad ogni angolo.
E' un luogo che mi ha tolto il fiato e, nonostante i 30 gradi all'ombra, l'ho girata in lungo e in largo: ho attraversato il tunnel che collega la Cala alla piccola Caletta (piccola spiaggetta semi nascosta) e sì, anche io ora ho la classica foto di Cala Domestica attraverso quello che sembra un tubo! Son salita fin su la Torre Spagnola, in un ambiente che sembra più simile ad un altro pianeta ma dal quale si gode di un gran bello spettacolo sull'Isola di San Pietro a sud e le magnifiche scogliere verso Buggerru a nord, interrotte da un imponente arco di roccia che ricorda quello di Cala Goloritzè. Ho fatto snorkeling fra i fondali ricchissimi e colorati, tra grotte subacquee e altezze da far girare la testa (e a chi ha un po' di tempo consiglio pure il pedalò o la canoa!)
Cala Domestica racchiude un insieme di paesaggi che cambiano ad ogni passo. Ricorda un po' il deserto appena ci si arriva, qualche duna di sabbia leggermente dorata accompagna la passerella d'ingresso; l'arenile è misto: un po' di sabbia grossa, un po' di sabbia fine, un po' di sassi. Le braccia rocciose che la proteggono sono arzigogolate, appuntite e, il sentiero che porta alla Torre Spagnola è tortuoso ma regala scorci mozzafiato.
Sebbene il 20 di agosto l'abbia trovata stra piena, Cala Domestica mi ha colpito per l'immensità del silenzio. Sarà per il suo aspetto selvaggio (i servizi base ci sono però!), sarà per il suo raro fascino, sarà per i colori pazzeschi, aspetti che sommati levano le parole di bocca a chiunque!
Andando via, ho deciso di tornare in autunno inoltrato quindi lasciarla quel pomeriggio non è stato poi così traumatico!
Salutati i gentili operatori del parcheggio super attrezzato, proseguo per Buggerru, poi per Portixeddu, celebre per la sua chilometrica spiaggia, un tramonto pazzesco mi stava aspettando proprio lì. Dalla terrazza del gustoso ristorante Bora Bora mi ritrovo persa tra i mille ricordi: tutti quei chilometri, tutti quei paesaggi, tutta quella immensa bellezza...
In compagnia di Nicola, caro amico di Buggerru, dopo la cena super veloce e super buona al Bora Bora, decidiamo di spostarci proprio nel suo paese, esser lì vicino e non farci un salto sarebbe stato oltraggioso! Sotto le stelle e con le ombre della notte Buggerru mi appare affascinante e malinconica, peccato non avere avuto il tempo per approfondire la conoscenza di un borgo che trasuda storia da ogni angolo, sì quella delle miniere di piombo e zinco, con la Galleria Henry, i musei dedicati e tutti gli edifici nati a fine '800 attorno ai quali si sviluppa, mi sembra quasi timidamente, il resto del paese. Facciamo un giro al porticciolo dalle potenzialità pazzesche ovviamente non sfruttate (Vi dico solo che da Carloforte ad Oristano è l'unico attracco! Una cosa come circa 70 miglia di distanza!!!), mangiamo un buon gelato e presto arriva l'ora dei saluti, quella sera mi attende la mia prima nottata in campeggio!
Tornata a Portixeddu, mi addormento sotto le stelle nel camping Ortus de Mari ricordando e custodendo il consiglio di Nicola "devi vedere Capo Pecora prima di andar via...".
...to be continued...again!
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