Le spiagge più belle in Sardegna– PORTO PINO e LE DUNE (terza tappa)

Dopo aver visitato per la prima volta il territorio dell’Inglesiente, andar via non è stata certo una passeggiata, in termini di emozioni ovviamente! Mi ha salvato solo sapere che stavo per respirare un po’ d’aria casereccia, sebbene a 370 km di distanza dal mio nido.

Dalla panoramica Strada Provinciale 83 (verso Sud questa volta) all’altezza di Gonnesa ci si immette sulla Strada Statale 126 direzione Carbonia. Attraversata l’antica Mussolinia, si giunge a San Giovanni Suergiu immettendosi subito dopo sulla Strada Statale 195 direzione Giba, poi Masainas, poi Sant’Anna Arresi. Anziché tirare dritti per Teulada, si svolta sulla Strada Provinciale 73 per Porto Pino.

Chi mi conosce sa bene che qui c’è metà del mio cuore, gran parte della mia vita e i ricordi più belli che di anno in anno, ringraziando il Cielo, aumentano e crescono. Ho già raccontato infinite volte la bellezza straordinaria del posto ( anche qui) e continuerò fino a che gli occhi e la memoria reggeranno.

Non partirò dall’alba dei tempi, non vi è bisogno, ma dal secondo dopoguerra, dopo che un aitante capo tribù dei miei stivali inquadrò la mia Isola come “portaerei naturale nel Mediterraneo”.Nei non più recenti anni ’50, quando imperversava la lotta fra poveri agricoltori e la riforma agraria, preciso che è rimasta incompiuta come tutte le cose all’italiana, la NATO sentì l’assoluto bisogno di avere in Sardegna l’ennesimo poligono militare ai fini dell’addestramento terrestre, aereo e navale. La scelta cadde (guarda tu la coincidenza!) sulla zona intorno a Capo Teulada. Con tutte le aree “desertiche” che ci sono, proprio una delle zone più belle? Noi Sardi si sa, siamo umili, rispettosi, da sempre sottomessi e, al tempo, poveri in canna, quindi abbiamo accettato senza controbattere e ci siamo pure scomodati dalle nostre case per far spazio alla conquista militare (leggi esproprio). Una volta finita la conquista bellica, per lo Stato Italiano il Sulcis era apposto: avevano procurato posti di lavoro a volontà (l’agropastorale forse non era abbastanza importante) e lo avevano lanciato tra le braccia del progresso e della modernità senza usurpare nulla e con tanto rispetto. La rinascita e la valorizzazione dell’intera Isola era ufficialmente compiuta (che ottimista questo nostro Stato quando si tratta di interesse governativo!). In Sardegna era nato il terzo poligono militare, secondo in Italia per estensione … TRE poligoni militari, cioè oltre il 60% delle servitù militari italiane.

La lunga spiaggia di Porto Pino, facente parte del Comune di Sant’Anna Arresi, all’altezza delle meravigliose dune bianche di sabbia si divide con il Comune di Teulada o meglio, si divide con il poligono militare di Capo Teulada: 7.200 ettari di terra e l’antistante specchio d’acqua di 450 kmq, in parole povere, rispettivamente divieto di transito e divieto di navigazione perenni. La zona interdetta è immensa, non c’è solo Porto Pino, i luoghi proibiti sono spettacolari, oltre le giganti Sabbie Bianche, ci sono cale che né il turismo né i Sardi vedranno mai, se non con Google Earth: Cala Passo a Mare, Cala S’Arrespiglia, Portu Zafferaneddu, Punta Perda Rossa, Cala Piombo e Secca di Cala Piombo, Portu Cogòrus, Penisola di Capo Teulada, Bocca Corti, Porto Zafferano, Porto Scudo, Portu Pirastu, Spiaggia di Pala di Levante, Portu Tramatzu. Per non parlare della parte interna tra scenari naturali mozzafiato e nuraghes pure quelli con cartello tondo rosso e striscia bianca appeso. La bellezza vietata, l’economia violata, una regione quella del basso Sulcis che dovrebbe avere di più, se lo merita.

Porto Pino, devo dire la verità, negli ultimi dieci anni è fiorita e il suo giovane sistema produttivo, solo durante i mesi estivi però, viaggia abbastanza bene. Qualsiasi genere di servizio c’è e funziona, grande importanza è stata data anche all’aspetto culinario che, credetemi, va di pari passo con il suo fascino naturale (provate la panetteria-edicola Da Tidu, le sue focacce farcite sono la fine del mondo!!!) . L’attrattiva maggiore sono le dune Is Arenas Biancas alla fine della Seconda Spiaggia. Maestose si ergono dall’acqua cristallina e si estendono per 800 metri. Puntellate da giunchi e ginepri, sono incorniciate da verdi colline che esaltano maggiormente il candore della loro finissima sabbia. In rete si legge che “sono in zona militare ma d’estate sono di libero accesso”. E così il turismo che in questa bella Isola potrebbe durare 12 mesi all’anno (anche se non è mai così, ma questo è un discorso a parte) qui viene negato, così come la pesca e l’economia locale non può che soffrirne. Come se non bastasse il danno, la beffa viene esposta a caratteri cubitali su più cartelli: “non transitare sulle dune (per preservare l’ambiente naturale)” e sapere che però nei mesi freddi lassù ci transita di tutto. E’ stata una sorta di personale insurrezione la mia scelta di salirci (alle h 7.00 del mattino!) o, forse, è stato solo l’istinto infantile che conservo scrupolosamente. Chi lo sa!

La terza tappa del mio viaggio ontheroad mi toglie il fiato, le emozioni son tante e una lacrima accompagna il mio arrivederci a quella parte di cuore che ogni volta qui son costretta a lasciare.

Con un groppo alla gola lascio il Sulcis… qualcos’altro però mi attende!

… to be continued…again!!!

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