Posti imperdibili in Sardegna – MASUA & PAN DI ZUCCHERO (seconda tappa)

(continua dall’articolo precedente)

Stavo tornando a Nord ma, purtroppo, l’ho capito troppo tardi.

Curva dopo curva, imprecazione contro imprecazione, il mio senso dell’orientamento mi aveva abbandonato. Inutile dirvi che da Iglesias ho imboccato erroneamente la Strada Statale 126, verso Nord, e mi son ritrovata tra le montagne, arci-battute da intrepidi ciclisti, che portano nel piccolo paese di Fluminimaggiore… e con il senno di poi so che avrei potuto anche continuare, per la serie “tutte le strade portano a Roma”!

Quando ti perdi, dopo un po’ ridi e tutto diventa un gioco. Vedete, se non mi fossi persa non avrei mai incontrato sulla mia strada un piccolo borgo dove il tempo sembra essersi fermato. Nel bel mezzo del nulla, dentro un immenso bosco di lecci e sugheri, il borgo di Sant’Angelo, nato con Fluminimaggiore agli inizi del 1700, dai secoli non è stato alterato bensì straordinariamente abbellito. Con le sue poche case, vecchie, abbandonate e interamente ricoperte da edera rampicante, da 559 metri sopra il livello del mare, in silenzio accoglie chi si ferma a scattargli qualche fotografia e quegli scatti rubati vedranno sicuramente più cambiamenti di quanti ne abbia potuto vedere lui nel corso degli ultimi decenni. Conta ben 23 abitanti, un piccolo bar e la toilette più invitante che abbia mai visto.

Sebbene Sant’Angelo si fosse rivelato una sosta suggestiva, non volevo aspettare ancora, un luogo magico mi attendeva.

Tornata sulla retta via, finalmente il cartello che mi serviva (magari un’ora prima!): NEBIDA. Gli occhi lucidi dalla gioia! La Strada Provinciale 83 è una panoramica a strapiombo sul mare e toglie il fiato. Il paesaggio terrestre è puntellato dai resti della fiorente attività mineraria del secolo scorso, ormai inglobati dalla rigogliosa macchia mediterranea, e si staglia davanti immenso il mare aperto.

La spiaggia di Fontanamare, località del Comune di Gonnesa, è la prima che ci troviamo sulla sinistra: quasi sconfinata e selvaggia. La policromia dell’acqua è inimmaginabile e la sua sabbia ambrata a tratti bianca la rende ancora più interessante. Il maestrale, quel giorno, soffiava a raffiche e l’orizzonte si colorava di sempre nuove geometrie, tavole che planavano, vele e aquiloni: questa è la patria dei riders delle onde.

Dopo aver scimmiottato Rose appollaiata sulla prua del Titanic, visto il vento che tirava mi è uscita discretamente bene, ho proseguito ancora per qualche chilometro.

Siamo fortunati noi italiani, la nostra lingua ci permette di descrivere ciò che viviamo con centinaia di parole e sinonimi. Dovessi invece descrivere in inglese ciò che ho pensato nel vedere da lontano le falesie calcaree di Masua (che si legge con l’accento sulla U!) e il faraglione di Pan di Zucchero, una sola parola basterebbe: STUNNING. In italiano sarebbe: splendido, stupendo, sbalorditivo e scioccante. Ma l’aggettivo che più si abbina a quel posto è ASSORDANTE. Avete presente quella sensazione quando state davanti a qualcosa o a qualcuno di meraviglioso e non capite più nulla, non sentite altro, non volete essere disturbati, avete la bocca spalancata e siete increduli, Vi sembra di aver scoperto l’America o, meglio, l’acqua calda?!

Nebida e Masua sono due ex località minerarie oggi balneari e altamente turistiche, a circa 95 metri sul livello del mare, appartenenti al Comune di Iglesias. Conosciute per le loro spiagge splendide, sono testimoni di un glorioso passato. Percorrendo la strada panoramica si incontra prima Nebida, paesino di 1100 abitanti circa, che si staglia alto su deliziose calette color smeraldo. In questo territorio, aspro a prima vista, le miniere con i loro resti fantasma si sposano con la bellezza della Natura, è un susseguirsi di colori che vanno via via a scolorire: la terra a tratti scura, quasi violacea, diventa rossa , poi rosacea, poi bianca come il celebre faraglione di Pan di Zucchero che si staglia proprio davanti alle due località. Il blu intenso del mare si scontra con il turchese delle acque antistante le spiagge dalle sabbie finissime. A Nebida mi son fermata nella spiaggia di Portu Banda. E’ stato come approdare in un altro mondo. L’arenile è piccolo e i suoi granelli sono scuri incorniciati da rocce grigio-viola e, incredibilmente, l’acqua è verde giada. Dalle sue acque nascono due piccoli faraglioni quasi a proteggere quell’angolo affascinante. Proseguendo per Masua, ho raggiunto un parcheggio (a 2 euro per la mezza giornata per me che vengo dal caro nord è stato un affare!) per la spiaggia di Portu Cauli affiancata da quella de Il Molo. Tramite una ripida scala, eccomi arrivata a destinazione nel selvaggio sud-ovest. L’arenile e il paesaggio di fronte gareggiano fra loro in quanto a bellezza. Fornitissima di tutti i servizi balneari (ultra controllati dalla Guardia di Finanza, che se magari facesse una capatina in Costa Smeralda farebbe una figura migliore!) la piccola spiaggia ha la sabbia finissima color cammello, gli scogli che la proteggono sono affilati e l’acqua è cristallina. I contrasti cromatici la rendono una meta imperdibile e straordinaria. Adornata dalle rovine dell’attività mineraria, in lontananza, tra le falesie rosacee spicca il celebre porto sospeso a mezz’aria di Porto Flavia ( visitabile), ingegnoso punto di carico delle navi dei minerali estratti dalla miniera. Davanti ad esso e alla spiaggia stessa, si erge imponente il faraglione di Pan di Zucchero; per i suoi 113 metri di calcarea bellezza, i due archi-gallerie naturali sui fianchi e la sua forma particolare è stato investito della carica di Monumento Naturale. Meta ambita di arrampicatori seriali, è uno spettacolo per tutti i sensi e non esagero quando Vi dico che lascia a bocca aperta!

Gli elementi fondamentali per una vacanza mozzafiato qui ci son tutti (come in tutta la Sardegna sia chiaro!) quindi Vi incoraggio ad andare a scoprire questo pezzo di Sardegna dalla bellezza rumorosa e incontaminata. Io ci tornerò perché mi sono follemente innamorata!

Il mio viaggio ontheroad non finisce qui però, c’è molto altro ancora e, udite udite, dopo Masua non mi son più persa!

…to be continued…

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