Sa Sartiglia - Emozioni senza tempo
La Sartiglia non ha certo bisogno di grosse presentazioni, è un evento di portata internazionale fatto di storia, cavalli, Sardegna, maschere e, soprattutto, di grandi emozioni.
Che è la giostra equestre di Oristano durante la quale i cavalieri cercano di infilzare una stella con la spada lanciati al galoppo, lo sappiamo.
Che si divide in due giorni nella settimana di carnevale, lo sappiamo. Domenica è quella del Gremio dei Contadini votati a San Giovanni e quella di martedì è del Gremio dei Falegnami votati a San Giuseppe.
Che Su Componidori è il capo corsa, un semi-Dio che non può scendere da cavallo fino alla conclusione della manifestazione, lo sappiamo.
Sappiamo anche che i cavalli sono iper controllati e che il loro benessere viene prima di tutto, che la Sartiglia è scandita in fasi sacrosante da centinaia di anni e che dopo la corsa alla stella si svolgono le acrobazie delle pariglie.
Questo è l'abc ma la Sartiglia è molto più di questo e, solo vivendola in prima persona, è possibile conoscere e capire ciò che veramente è.
Io ci son tornata, dopo cinque lunghi anni, proprio domenica scorsa ed ho assistito alla Sartiglia del Gremio dei Contadini in una giornata di sole bollente, insieme a millemila persone. Mentre quella del martedì l'ho seguita in streaming, grazie al canale di Eja Tv, e sui social, in particolare su Twitter, nel quale l'hashtag #Sartiglia è schizzato al primo posto delle tendenze italiane (ditemi nulla!).
La Sartiglia ha un potere straordinario. Riesce ad emozionare in ogni dove, sia dal vivo che dietro ad uno schermo. E' qualcosa che attraversa tutto il corpo: il cuore che accelera, i brividi che salgono su per la schiena, la deglutizione che si fa difficoltosa e gli occhi che si bagnano.
Su Componidori benedice con Sa Pippia de Maiu la folla
Avevo dimenticato di come ci si sente insignificanti mentre si attende che l'inviolabile cerimonia della vestizione de Su Componidori abbia fine, insignificanti rispetto a chi ha avuto l'onore di ricevere l'esclusivo invito, personalmente dal presidente del gremio, a partecipare al momento della trasfigurazione divina. Avrei voluto essere anche io dentro la sede del gremio - in Via Aristana - mentre Sergio Ledda - Componidori della domenica - visibilmente emozionato si apprestava a vestire i panni sognati per vent'anni.
Vedere poi il sacro rito il martedì in diretta comodamente seduta sul divano mi ha leggermente confortato. Ho potuto assistere ad ogni minimo movimento delle abili mani delle massaieddas - le donne che cuciono addosso a Su Componidori gli abiti - con l'ago e il filo che lentamente chiudevano le balze ricamate della camicia proprio sopra il cuore, ho potuto intravedere da vicino gli occhi lucidi di quello che stava per diventare il protagonista indiscusso della Sartiglia e intercettare i tamburini che sistemavano la mascherina nera sugli occhi nel momento stesso in cui la divinità indossava la maschera, in segno di rispetto.
Un momento di indescrivibile bellezza e suggestione è Su Componidori che esce per la prima volta, in posizione supina sul suo cavallo riccamente bardato e, con lo scettro viola e verde - Sa Pippia de Maiu - benedice laicamente in segno di buon augurio tutta la folla che da ore attende la sua venuta. Per poi aprire la sfilata, affiancato dai suoi due compagni - Su Segundu e Su Terzu - con al seguito 120 cavalieri mascherati, verso Via Duomo, lungo la quale si tiene la Corsa alla Stella.
La Sartiglia tocca l'anima, nel petto qualcosa sembra esplodere e lacrime di emozione pura faticano a star su.
Mette gioia, buonumore e pure un po' d'ansia. Un po' tanta diciamo, i tre secondi che precedono la spada dentro la stella il respiro si blocca, i denti si fanno stretti, ogni muscolo facciale si paralizza e gli occhi si strizzano per vedere meglio. Via Duomo, anzi Oristano intera è in silenzio, come fossimo tutti quel cavaliere, come se ognuno di noi avesse il braccio teso, la mano ferma e un cavallo sotto di noi che corre all'impazzata. Una manciata di secondi d'angoscia - piacevole però - ripetuti ogni cinque minuti per una giornata intera, anzi per due giornate intere!
Ma nel momento in cui quella stella a cinque, sei o otto punte viene inforcata, l'inquietudine viene spazzata via da grida all'unisono e, da zitta che era, Oristano applaude, butta le mani al cielo, s'alza in piedi e fa un salto, urla "bravooo" e "siii" a squarciagola, ride, sorride e s'abbraccia. E' una festa ad ogni stella presa, ad ogni discesa fortunata sebbene polverosa, ad ogni risalita felice. Allo stesso tempo, ci si sente affranti, tanto quanto il cavaliere, quando la stella viene sfiorata, quasi presa, quando non viene centrata per un soffio, un boato di tristezza, di stizza si alza nell'aria quasi per voler dare voce a quella maschera che ha fallito ma che, impassibile, non può dar sfogo alla sua rabbia.
Il cavaliere risale Via Duomo festeggiando la vittoria con il pubblico
Ma l'ansia non finisce con la corsa alla stella bensì aumenta con le spericolate prove di abilità durante le corse delle pariglie. Dopo Sa Remada de Su Componidori, ossia la discesa che chiude la corsa alla stella, effettuata supino sul cavallo al galoppo, che Sergio Ledda domenica ha eseguito come se fosse la cosa più normale e facile del mondo, da Via Duomo ci si sposta in Via Mazzini e, con un po' di fortuna - e non è stato il mio caso ahimè - si riesce ad assistere alle spettacolari evoluzioni dei cavalieri, preparate durante tutto l'anno: a gruppi di tre, seguendo l'ordine della sfilata iniziale, con i cavalli lanciati al galoppo, si tenta il tre su tre in piedi sul cavallo, il tre su tre con centrale girato, la verticale e la verticale volante, il ponte e, la più spettacolare di tutte, la piramide che martedì è stata eseguita magistralmente con streap tease annesso. Un carico di adrenalina per tutti, cavalieri e pubblico, che poi rimane in circolo per diversi giorni.
La Sartiglia è un evento che abbraccia tutti i sensi umani: è colore nelle centinaia di rosette di raso cucite a mano che abbelliscono i cavalli, negli abiti dei cavalieri spagnoleggianti alcuni e tradizionali altri; è profumo di sabbia, di fieno, di vernaccia, di cavalli dal manto vellutato, di panini imbottiti, di frittelle ricoperte di zucchero; è cantare, urlare, fischiare e, anche se pare poco credibile, bisbigliare. La Sartiglia è centinaia di persone ammassate, strizzate, che assomigliano più ad un fiume in piena; ad un certo punto non ho più camminato, così come tanti altri, sono stata trascinata, trasportata dalla corrente umana fra risate e spintoni per non so quanti metri.
Il cavaliere discende Via Duomo mostrando fiero la stella appena presa
Non è solo una corsa a chi è più bravo, la Sartiglia è un rito, un momento storico che si ripete. Non ci si rende forse conto di far parte di un pubblico schiamazzante esattamente come cinquecento anni fa, ho sentito proprio di appartenere alla storia che si continua a scrivere, una storia bellissima di culture che si amalgamano, una storia antica che ha fra le mille pagine aspetti pagani e religiosi, una storia che rimane sospesa volutamente nel tempo per non perdersi, per vivere in eterno. Per due giorni si cade nel passato, un passo indietro necessario per poter andare avanti.
La Sartiglia è l'unico evento della mia terra di cui non riesco a fare a meno proprio perchè sprigiona in me vibrazioni forti, di quelle sensazioni che pulsano nelle vene. E avere avuto la possibilità di partecipare quest'anno, mi ha fatto ricordare il motivo per cui non me la voglio mai più perdere.
La Sartiglia è un'esperienza emozionante senza tempo fatta di brividi, di bellezza e di gioia.
Non è possibile raccontarla, bisogna viverla.
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Ho girato un video che riassume tutto questo, lo trovate su You Tube! CLICCA QUI :)