C'era una volta San Pantaleo
C’è chi è già stato a San Pantaleo, piccola frazione di Olbia, a metà strada fra il mare e le colline rocciose del nord est della Sardegna, c’è chi invece conosce solo il mercatino di San Pantaleo, celebre melting pot di colori e attesissimo appuntamento estivo. C’è anche chi non sa dove sia e ci approderà per la prima volta, e per caso, durante la stagione calda, c’è chi invece torna spesso, persino durante i mesi freddi, perchè se n’è innamorato. Ma, in realtà, quanto si conosce di San Pantaleo?
E’ proprio quello che voglio farvi scoprire, attraverso il mio progetto fotografico a fumetti “C’era una volta San Pantaleo”.
L’ho ideato un giorno d’inverno mentre, con un vento freddo che soffiava forte, mi aggiravo nel mio paese vuoto e silenzioso alla ricerca di qualche scatto deliziato dalla luce del tramonto.
Ho guardato le finestre sbarrate e le porte chiuse dei locali che in estate sono meta dell’aperitivo di tendenza, tra una passeggiata notturna e un buon gelato gustato davanti a quelle vetrine multi etniche e sono corsa indietro con la memoria: quando ero piccola cosa c’era qua? E lì? Ma quello c’era? No, quello non era così…
“C’era una volta San Pantaleo” è nato così, per caso, un po’ per gioco, con la voglia di raccontare la metamorfosi del mio piccolo paese attraverso i ricordi, il desiderio di far uscire allo scoperto la vecchia anima nascosta e mostrarla a tutti coloro che d’estate si nutrono del suo, seppur magnifico, frivolo involucro, con l’obiettivo di far conoscere la nostra profonda storia animata da diverse attività ormai perse ma che continuano a vivere fra quelle mura di granito, le nostre radici che affondano nel lontano 1800, il nostro passato tra botteghe, usanze e tradizioni, fondamenta di questo nostro roseo presente al quale siamo giunti piano piano e non senza sacrifici, e nel quale viviamo bene, grati per l’ondata di celebrità, guadagnata nel tempo, che ha trasformato un paesino di pietra tra mirto e graniti in una destinazione turistica sarda di tendenza.
Fondamentale per la ricostruzione storica è stato Nicolino Casalloni, amorevole nonno di Marco, mio figlio, l’ispirazione di ogni mia idea.
Il suo prezioso e vitale aiuto, quale persona nata e cresciuta a San Pantaleo, nel quale vive tuttora, titolare dello Zara Caffè & Trattoria da Nicolino dove, fra l’altro, trovate esposte le mie foto, mi ha permesso di viaggiare nel tempo, di ricordare nomi e persone della mia infanzia, di riscoprire vecchie storie e di appuntarle e di condividerle in modo che non rimangano solo nebbiose tracce nella memoria dei più grandi e degli anziani.
Luigi Porceddu, giovane e talentuoso fumettista, illustratore e vignettista sardo, ha disegnato in modo eccellente sulle mie foto i particolari di quelle storie, di quel passato, di quel paese sconosciuto ai più, di quello che ora non c’è più, della trasformazione avvenuta, dandomi la possibilità di costruire così un ponte fra passato, presente e futuro attraverso il racconto in tre dimensioni (scrittura, fotografia, disegno) che non potevo non intitolare C’era una volta San Pantaleo.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - LA BARBERIA
La Barberia - C'era una volta San Pantaleo
La Barberia di Zio Battista Altana, nato nel lontano 1919, era la piccola bottega dove gli uomini di San Pantaleo, fino al 1980 almeno, si recavano a farsi barba e capelli. Si accedeva da una porticina in legno fronte piazza, che troviamo ancora adesso, e fra un colpo di forbice e una passata di schiuma, si trascorreva il tempo ad aggiornarsi su questo e quello, stretti dentro un pugno di case silenziose sotto grandi montagne, ignari di quello che il paesino sarebbe presto diventato. La finestrella che i turisti fotografano appartiene oggi ad un privato, in estate è stretta fra bouganville rossa, e da quei vetri finissimi anche un giovanissimo Zio Paolino Casalloni, secondo barbiere storico di San Pantaleo, si è affacciato. È infatti proprio qui che lui ha imparato l'antica e nobile arte di artigiano di barba e capelli che ha portato umilmente avanti fino al pensionamento.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - IL CALZOLAIO
Il Calzolaio - C'era una volta San Pantaleo
Di botteghe di calzolai ne son rimaste ormai poche in giro, qualcuna ancora resiste nelle grandi città. Ora la lavorazione più diffusa è quella industriale ma una volta, la figura del calzolaio era fondamentale, non c'erano regole estetiche a cui sottostare e le scarpe dovevano durare il più a lungo possibile. E a San Pantaleo a questo pensava Francesco Giua, noto Ciccheddu, scomparso pochi anni fa, era il marito di Zia Marchesa che tutti ricordiamo per essere stata la bidella dolcemente severa durante gli anni delle scuole elementari. La piccola bottega di Zio Ciccheddu era lì, in un angolino di piazza, dall'altra parte della barberia e accanto a quello che era l'ufficio del Banco di Sardegna. Fra profumo di pelli e un martellare continuo, da quella botteguccia uscivano scarpe nuove e scarpe rattoppate all'inverosimile. Era un signore alto ed elegante, lo ricordo bene e chissà quanto belle dovevano essere le scarpe che uscivano dalle sue mani.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - LA CASERMA DEI CARABINIERI
La Caserma dei Carabinieri - C'era una volta San Pantaleo
San Pantaleo nasce ufficialmente nel 1894, durante la monarchia costituzionale del Regno d'Italia. Fu in quell'anno che gli abitanti degli stazzi sotto i picchi granitici chiesero al vescovo di Tempio Pausania di erigere una chiesa, punto di riferimento religioso e sociale, ed egli acconsentì costruendo nel 1903 la granitica piccola chiesetta che ancora oggi troviamo. Attorno ad essa pian piano si sviluppò il paesino che, per venire incontro a tutte le necessità dei suoi abitanti, ben presto si animò di piccole botteghe artigiane, di modesti spacci alimentari, di discreti bar, di qualche utile ufficio pubblico, e pensate un po', anche della Caserma dei Carabinieri. Fino al 1948 San Pantaleo avevo il suo corpo di Carabinieri Reali, divenuto poi Arma dei Carabinieri dopo il referendum del 2 giugno 1946. Oggi è una casa di civile abitazione ma la facciata è esattamente quella della caserma della brigata di fanteria di un tempo. Conteneva, ovviamente, anche una prigione di sicurezza per tenere in deposito le persone arrestate ma le assi in legno del solaio tra la gattabuia e le camere dei carabinieri, non erano proprio allineate in maniera eccellente quindi una volta, un prigioniero dispettoso e insolente, si racconta, avesse picchiato contro le assi del soffitto della piccola cella per tutta la notte rendendo impossibile ai carabinieri riposare e dormire.
E chissà quante altre storie nascondono queste grosse mura!
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - IL NEGOZIO DI STOFFE
Il Negozio di Stoffe - C'era una volta San Pantaleo
San Pantaleo oggi è una miriade di negozietti sfiziosi dentro ai quali comprare ogni sorta di abito, vestito, sciarpa e maglietta. Ieri San Pantaleo però non era proprio così, per comprare anche un solo paio di calze bisognava scendere ad Olbia o ad Arzachena, me lo ricordo bene, sennò si aspettava il mercatino con le sue quattro bancarelle del martedì (poi spostato a giovedì).
Ma non quando c'era il piccolo negozio di Zio Micali Geromino, noto Pulighittu, dentro al quale si potevano trovare, tanti anni or sono, qualche scarpa, vestiti già pronti o metri di stoffa con i quali le donne confezionavano capi d'abbigliamento di ogni genere.
Erano gli anni in cui San ancora non sapeva che sarebbe diventato un paesino chiccoso all'ultimo grido. Erano gli anni in cui il consumismo non faceva ancora parte del nostro piccolo mondo, durante i quali un paio di pantaloni e una gonnella dovevano durare il più possibile, anni in cui San era sospeso nel tempo e nello spazio, dentro quell'atmosfera di cui tutti, di lì a poco, si sarebbero innamorati.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - IL NEGOZIO DI CASALINGHI
Il Negozio di Casalinghi - C'era una volta San Pantaleo
Dietro quella che era la caserma dei carabinieri e di fronte al negozio di vini e liquori di cui oggi troviamo ancora una insegna a muro scolorita, negli anni '50, c’era una volta il negozio di casalinghi di Zio Benedetto Pileri dove non mancava nulla. Pentole, scope e mestoli per la semplice vita di tutti i giorni ma anche qualche sfizioso servizio di tazzine da caffè in fine ceramica arzigogolata d'oro, utile come regalo di nozze o per il corredo delle proprie figlie. Corredo in quegli anni indispensabile quasi come la dote che, fino al 1975, per la sposa era obbligatorio avere, ovviamente proporzionata allo stato sociale e alla possibilità delle famiglie. Non avercela significava tragedia annunciata, sarebbe stato infatti quasi impossibile trovare un marito. Chissà quante tazzine di ceramica di Zio Benedetto ci saranno ancora nelle vecchie credenze del nostro paese!
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - IL MULINO
Il Mulino - C'era una volta San Pantaleo
C’era una volta un mulino a San Pantaleo. Ebbene sì, chiuso a fine anni '60, il mugnaio era Antonio Pisutu, meglio conosciuto come Antoni Masciu. Era lì, dove ora c'è una piccola piazzetta di granito fra la via che porta alla chiesa e quella che porta via verso Manzoni, la campagna di San Pantaleo da dove partono i sentieri di trekking fra le nostre montagne. Era un mulino con motore a scoppio, l'impianto prevedeva una coppia di macine tradizionali in pietra movimentate dal motore che era, molto probabilmente, posizionato all'esterno per ovvie ragioni di sicurezza, di rumorosità e di inquinamento. Si andava al mulino a far macinare ognuno il proprio grano ma, ai tempi, era anche un punto d'incontro dove si discuteva di quello che succedeva nel paese e nel circondario, un luogo pulsante di vita da cui usciva farina sarda e, diremmo oggi, a chilometro zero con la quale si preparava, fra gli altri, nel periodo sotto Pasqua, Lu Pani Budditu, pane delle feste che rimaneva lucido e tanto che era riccamente decorato, poteva abbellire i vari ambienti della casa.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - LA LATTERIA
La Latteria - C'era una volta San Pantaleo
Dove adesso c'è la bellissima galleria d'arte di Nicola Filia, c'era una volta la latteria di Nicola Fresi con a fianco la sua frutta e verdura. Ci si recava, a cavallo fra gli anni '60 e '70, con i propri contenitori e si attendeva il proprio turno per poter tornare a casa con il latte fresco e genuino che arrivava direttamente dalle campagne attigue al paese. Mucche, pecore e soprattutto capre animavano le campagne della Gallura tempo fa. Con il territorio roccioso è facile immaginare perché, fra tutti i vecchi stazzi della zona, si fosse arrivato a contare ben 3000 capre ai tempi. E, a proposito di bestiame, sopra la latteria si trovava, oltre l'ufficio anagrafe e quello del lavoro, l'ufficio dell'abigeato. E in quanti sapreste dire cos'è?
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - LA BANCA
La Banca - C'era una volta San Pantaleo
Proprio lì, dove ora c'è la coloratissima galleria d'arte di Bob Marongiu, c'era una volta la banca, dove lavorava Salvatore Pileri. Una storia lunga secoli quella del Banco, racchiusa tutta nel suo logo, la Pintadera. È infatti lo strumento di terracotta utilizzato per marchiare il pane in epoca nuragica, che c'entra? Al principio "la banca" erano i Monti di Soccorso del Seicento, nati per aiutare i contadini sardi a procurarsi il grano senza incorrere in nessun tipo di usura, diventati poi nel Settecento Monti Frumentari e dopo ancora Nummari per aiutare gli agricoltori con anticipazioni in denaro a basso tasso di interesse. Il resto della storia del credito agrario poi è ben conosciuta. Era il 1955 quando viene istituito il Banco di Sardegna, nel quale confluiscono vari istituti di credito, e anche la piccola località di San Pantaleo ebbe il suo sportello fra mura di granito e un distinto signore a far di conto. Era tanto tempo fa quando tutto sembrava funzionare meglio di adesso che la banca non c'è, infatti, più.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - LA FRUTTA E VERDURA
La Frutta e Verdura - C'era una volta San Pantaleo
Al piano terra del secolare Palazzo Beddoro di San Pantaleo, unica costruzione a tre piani nel centro storico, in mezzo alle basse case dall’architettura tipica degli stazzi galluresi (e aguzzando lo sguardo sulla parete grezza che da su via Azuni, si nota il sopraelevamento dal secondo al terzo piano fatta anni or sono), c’era una volta la piccola bottega della fruttivendola, la Sig.ra Maria Chiara Pileri, che riforniva il paese, fino ai primi anni ‘60, di ortaggi freschi e frutta di stagione. Col passare degli anni gli spartani spazi ristretti riempiti con cassette di verdura impilate, cedono il posto a superfici più ampie nei quali i prodotti iniziano a conoscere meno plastica e più legno; le piccole botteghe chiudono (a San Pantaleo si sono susseguite diverse frutta&verdura negli anni, tutte in posti diversi) e vengono sostituite da negozi ariosi dove il reparto frutta&verdura è disposto in maniera tale che l’acquisto d’impulso abbia la meglio sul buon vecchio e caro acquisto programmato di qualche decennio prima. Qui ora c’è un grazioso negozietto di abbigliamento e per comprare la verdura e la frutta a San Pantaleo si aspetta il giovedì del mercato, anche d’inverno, ci si reca nei due piccoli mini market presenti o si raggiungono le città vicine, Olbia e Arzachena.
C’ERA UNA VOLTA SAN PANTALEO - LA SCUOLA
La Scuola - C'era una volta San Pantaleo
Prima di un susseguirsi di negozietti di abbigliamento e accessori, prima della frutta&verdura (che è stata anche qui, sì!) e prima ancora del vecchio Ufficio Postale (fuori dal quale a circa dieci anni assistetti ad una rapina senza rendermene conto!), qui c’era una volta la scuola elementare di San Pantaleo e speriamo che, dov’è ora, continui ad esserci ancora nei secoli a venire, viste le diverse problematiche legate ai pesanti tagli di questa o quella finanziaria che, saltuariamente, penalizzano gli istituti dei piccoli comuni (presidi invece necessari a moderare lo spopolamento, ad assicurare lo sviluppo e a portare alta la bandiera della sostenibilità ambientale). La minuscola scuola elementare di San Pantaleo, operante circa fino alla Seconda Guerra Mondiale, prevedeva cinque classi in una stanza, si insegnava come si poteva insomma, fino a quando, dopo la guerra, si avvertì l’esigenza di costruire un edificio idoneo, nel frattempo la piccola scuola si era spostata per qualche anno tra pareti di granito dietro la chiesa. I lavori partirono intorno a metà degli anni ‘50, poi vennero sospesi per sei/sette anni (molto probabilmente perchè nel Dopoguerra i fondi erano destinati alla ricostruzione delle maggiori città italiane) e poi vennero ripresi fino a che nel ‘58 non nacque la scuola che oggi tutti conosciamo e che troviamo sulla strada principale all’ingresso di San Pantaleo, provenendo da Arzachena.
E’ qui che ho studiato io e anche Marco, è qui che mi è stato insegnato ad amare il mio paese, le sue tradizioni, la sua cultura, la sua storia, le mie radici. La nostra origine.
*[Il progetto C’era una volta San Pantaleo è completamente autofinanziato ma se vuoi aiutarmi a portarlo avanti, se sei una delle vecchie o nuove attività di San Pantaleo e hai una storia che vuoi raccontare (perchè c'è ancora tanto da dire!) contattami, te ne sarei davvero grata; se hai semplicemente piacere di contribuire, cliccando qui puoi fare una donazione, è libera, un piccolo contributo per te, equivale ad un immenso aiuto per me.]