Il mercatino di San Pantaleo (Olbia)
Il mercatino di San Pantaleo si tiene il giovedì mattina da maggio fino a metà ottobre, e c'è chi lo ama e c'è chi non capisce perché c'è chi lo ama.
La spiegazione è semplice ma non è scontata.
Ci sono orecchini di pietre colorate, ciliegie di Bonnannaro, pellicce morbide, quadri in sughero, in legno, in stoffa, patate di Gavoi, il torrone di Tonara, l'artigianato egiziano, abiti di lino, sculture in legno e il miele delle api sarde. Ci sono mille mila persone che impazziscono per cappellini di paglia, borse in sughero, il caffè in piazzetta, tessuti indiani e il pecorino di Orgosolo, che parcheggiano lungo la strada che porta a San Pantaleo, la piccola frazione del Comune di Olbia, e che non hanno paura di rimanere in mezzo al traffico puntualmente congestionato.
Ma perché tutta questa follia?
Perché San Pantaleo è un bel paesello, piccolo ma dal fascino indiscutibile, dal sapore autentico, rustico e raffinato, dai colori caldi intervallati dalle tinte audaci degli artigiani, dei pittori, degli scultori. E il suo mercato rispecchia ciò che il paese è.
San Pantaleo ospita il mercatino tra le sue casette di pietra, molte delle quali adibite a gallerie d'arte, sotto le sue alte montagne argentate che fanno ombra alle piccole e graziose boutique esclusive, fra le sue porte di legno antico, fra il profumo degli oleandri e quello delle bouganville che si aggrappano alle pareti di granito. Dove si può gustare un buon caffè accompagnato da una prelibata crostata di frutta di stagione nel punto esatto in cui, 115 anni fa, è sorta la sua Chiesa e con essa l'intera comunità; quel caffè che profuma di storia di stazzi galluresi, di velluto e di orbace degli abiti di allora, di pane bagnato nel brodo di carne condito con spezie e peretta. Dove si abbina alla perfezione l'estro artistico e il passato povero ed umile, dove il vecchio si sposa con il nuovo nel rispetto delle tradizioni, degli usi e dei costumi. Dove si respira un'atmosfera per certi versi ferma nel tempo, quasi di un'altra epoca, dal sapore tipico di quella dolce vita raccontata dal Fellini, un ambiente easy-chic che è ormai diventato moda.
Piazza Tola - San Pantaleo
Il mercatino di San Pantaleo è un mercato artistico che nasce e cresce in mezzo ai suoi già affermati artisti e artigiani.
Ed è proprio questo aspetto che colpisce quell'ansioso turista che sa che, all'alba del giovedì mattina, dovrà correre più veloce di un fulmine per accaparrarsi uno dei pochi parcheggi che il paesino offre, turista che non avrà scrupoli a lasciare l'auto a noleggio contromano su una strada provinciale, dietro una curva o a tappo di una casa, quel turista che adora San Pantaleo, curioso e impaziente non farà però caso ai problemi di viabilità che andrà a creare perchè...sì, l'unico, grande e vero problema del celeberrimo mercato di San Pantaleo è proprio questo: il parcheggio che non c'è.
Un po' come l'isola che non c'è, ma lì si vola e il problema non sussiste. Un po' come la nostra Isola che non c'è, in primis quel Comune che non c'è. Un mercato affollatissimo nella bocca di tutti per mesi e mesi ma poi ci si perde in un bicchier d'acqua. Il centro storico rimesso a nuovo, il bando per i nuovi stalli, i banchi per l'esposizione ordinati come non mai, tanti punti di ristoro tirati a lucido... e i parcheggi? Vogliamo essere perfetti ma la perfezione non esiste, forse è per questo che ancora non si è risolto questo bel problema, mettiamola così.
Musicista di strada a San Pantaleo
Il mercatino di San Pantaleo, c'è chi lo ama e c'è chi non capisce perchè c'è chi lo ama.
Ma peggio di chi non capisce perchè c'è chi lo ama, c'è chi ci trova tutti i difetti del mondo e uno in particolare ha destato la mia attenzione ultimamente: il mercato di San Pantaleo ha perso l'anima di un tempo, lo spirito artistico...
E così, nell'ultimo giovedì d'agosto, sono andata alla ricerca dell'anima perduta, dell'arte che si vocifera sia sparita, dello spirito volatilizzato, dell'artigianato scomparso.
Un caldo boia, una folla immensa si destreggia tra melanzane bio, orecchini di corallo rosso e una tela dai colori sgargianti. C'è qualcuno che canta per strada, suona il bongo, c'è musica nell'aria e un chiacchericcio solleticante. Mi addentro nella giungla dei vestiti di ogni specie per poi uscire nuovamente al sole attratta dal banco dei formaggi che porta il colore del caldo, dal banco dei dolci sardi che porta il colore delle nuvole che corrono veloci sulla mia testa.
Gli occhi fuggono, si posano zigzagando, c'è un ammasso di colori fra le fronde di un albero. Ci sono ceramiche leggere su di un banchetto carico carico, corro giù e il giallo mi colpisce ancora, ci sono le ceramiche di Nicola Filia dentro una graziosa e piccola galleria d'arte, non faccio a tempo a girarmi che trovo due occhi grandi e simpatici su di me, sono gli animali colorati sulle tele di Bob Marongiu, new entry fra le mura granitiche di San Pantaleo e si presenta "with friends", mentre seduto di spalle, dipinge un asinello dai denti sporgenti.
L'arte di Amaretashà
Una piazza, quella intitolata a Giuseppe Verdi, che non lascia scampo alla meraviglia: ci sono diversi artigian-artisti e, quasi, non so dove girarmi. C'è il Sig. Gesuino Murgia venuto da Ussaramanna, creatore della scultura su osso di seppia, c'è legno intarsiato che fa bella mostra di sè e di quelle mani che amorevolmente lo hanno trasformato da ramo ad opera d'arte, c'è Amaretashà con i suoi quadri dalle tinte pastello che trasmettono emozioni delicate e, affianco, le celebri e graziose Amiche di Freya. E fra le diverse postazioni dedicate alla malleabile argilla, spiccano le ceramiche eleganti di Simona Madonna, dove mi fermo rapita.
Le vie del mercatino di San Pantaleo trasportano il visitatore attraverso la sua curiosità e sembra quasi che siano loro ad accompagnarti da una parte all'altra, via dopo viuzza, piazza dopo piazzetta, non c'è un angolo che non venga raggiunto dalla folla impicciona. Ogni banco ha i suoi curiosi, i suoi acquirenti, così come le mura di pietra fra le quali da anni ormai nasce l'arte per cui San Pantaleo è diventata celebre. Tra le tele gigantesche e iper colorate di Michele Greco, la scultura paziente e mai scontata di Gaspare da Brescia, le opere d'arte in ferro battuto di Davide Solinas e i bizzarri ed unici tavolini con le scarpe di Gianfranco Salis, si respira creatività in ogni dove. Fra le marmellate e il miele di Sardegna, fra cesti antichi e morbidi tappeti sardi, fra gioiellini in vetro e leggeri abiti vintage, si percepisce l'anima talentuosa di un paese che ora è la vetrina più ambita.
Dentro la gallery di Michele Greco
C'è l'arte e c'è l'artigianato. Ma non è solo nelle gallery come Magma - Arts&Crafts, proprio dietro la chiesa, o sotto un gazebo candido fra i sognanti sassolini di Ilaria Collura - IC Interpretations, c'è arte nelle boutique dove ogni capo è sistemato con cura, nei ristoranti dove anche un fiore ha il suo perchè, nei caffè dove la schiuma di un semplice cappuccino è pensata, nelle pasticcerie dove una torta nasce con amore.
Ma soprattutto c'è arte nei modi gentili di chi ti accoglie a braccia aperte, nelle persone che hanno costruito nel tempo tutto ciò, nonostante il parcheggio che non c'è, le strade bloccate e la pessima viabilità. Se qui abbiamo un difetto è questo, tutto il resto è fuffa ;)
*********************
Il mercato di San Pantaleo (Olbia) - tutti i giovedì dal 1' maggio al 30 settembre
Tags: olbia, sanpantaleo, cosafareaolbia